lunedì 29 dicembre 2014

una buona destra e una buona sinistra

Una buona destra è quella attenta a tagliare le spese statali davvero inutili. Ad esempio bisogna trovare il modo per far smettere a certe regioni, come la Sicilia, di spendere il triplo o il quadruplo di altre, virtuose. Bisognerebbe trovare il modo di impedire che vengano sprecati i soldi pubblici in opere mai terminate (come denuncia pressoché quotidianamente Striscia la notizia). Bisogna pensare diversamente gli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione e l'indennità di disoccupazione andrebbero intesi come dei prestiti e non come elargizioni a fondo perduto (ti do dei soldi perché se senza lavoro, per un certo tempo, ma quando il lavoro l'avrai trovato quei soldi, magari ratealmente, me li restituirai).
 Ma una buona destra non dovrebbe opporsi a che i ricchi paghino più tasse dei non ricchi: abolire qualunque tassa sulla casa, per qualsiasi tipo di casa, semplicemente non è giusto.

Una buona sinistra è quella che non considera inevitabile e strutturale un conflitto tra capitale e lavoro, per cui non ha un atteggiamento di odio verso i ricchi, non desidera azzerare le differenze sociali, facendo stare tutti peggio, ma ridurle, facendo stare tutti meglio. In altre parole una buona sinistra ammette che l'arricchimento di alcuni, purché onesto, possa giovare agli altri e quindi non vuole azzoppare l'intraprendenza degli imprenditori, ma solo darle delle regole, assicurare che essa porti frutti utili alla collettività.
 Una buona sinistra non protegge dei privilegi, ma protegge i più deboli, sapendo che i più forti possono sfruttarli. Non è contro il mercato, ma contro le storture del mercato. Non è contro la globalizzazione, ma contro le sue storture.

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